Un nuovo formato di tastiera per gli schermi touch?

Il settore della tecnologia sembra obbligato ad evolversi di continuo in ogni ambito, non importa se qualcosa va bene a tutti e non si sente il bisogno di rivoluzioni, in qualche parte del mondo c’è sicuramente qualcuno che sta progettando qualcosa per complicarci la vita.
E’ quello che sta succedendo al Max Planck Institute e negli atenei Montana Tech e St. Andrews, dove gruppi di ricercatori evidentemente annoiati e senza sapere come impiegare le loro conoscenze hanno deciso che l’attuale standard di tastiera, la qwerty, non va bene per gli schermi touch.

Secondo le loro convinzioni  quando scriviamo con la tastiera virtuale dei touchscreen le uniche dita coinvolte sono i due pollici, ragion per cui hanno diviso la tastiera in due blocchi distinti per permettere alle due dita tracagnotte di raggiungere ogni lettera più facilmente.
Già si potrebbe discutere sull’unicità del pollice in scrittura, cosa vera solo per alcuni e non certo universale, inoltre la divisione a metà della tastiera non è certo un’innovazione visto che molti dispositivi già lo permettono.

Tutta la ricerca quindi è un inutile spreco di risorse e tempo? Secondo me si ma per ragioni ben più gravi di aver tratto conclusioni eccessivamente assolutiste e di aver pensato ad una soluzione sdoppiata già esistente, i ricercatori stanno anche mettendo a punto una nuova disposizione dei tasti già ribattezzata “Kalq“.
Con qualche piccola variante il ragionamento di base è stato quello di raggruppare a destra le vocali (più alcune consonanti) e a sinistra le altre consonanti, anche se è possibile invertire le griglie per i mancini visto che anche la divisione destra sinistra non è casuale.
Ad essere sinceri i risultati dei primi test sembrano dimostrare che una tale disposizione permetta una scrittura decisamente più veloce (punte di 37 parole al minuto contro le 20 della qwerty), tuttavia rimango scettico su una simile rivoluzione visto che io mi trovo benissimo così e non sento alcun bisogno di cambiare. Inoltre i risultati del test mi sembrano abbastanza discutibili, ammettiamo anche che il nuovo standard Kalq sia migliore, ma una simile differenza è troppo marcata per essere credibile.

Che vi piaccia o meno il formato è già stato presentato ufficialmente il 1° Maggio e a breve troverete una applicazione per i dispositivi Android, vedremo se poi prenderà piede (o pollice?) anche per gli altri sistemi operativi.
La cosa positiva è che essendo una tastiera virtuale potrete installarla, provarla e passare a piacere dal formato qwerty e kalq senza alcun problema, quindi anche se si rivelasse un flop non sarebbe come comprare un portatile con una tastiera inservibile senza possibilità di rimedio.
A questo punto mi chiedo, ma che bisogno c’è di creare nuovi standard quando con le tastiere virtuali si potrebbe permettere ad ogni singolo utente di disporre i tasti secondo il proprio gradimento? Bisogna sempre lucrare su tutto?

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